«Il genitore osserva, in alcuni momenti precisi della crescita del proprio piccolo, dei veri e propri salti in avanti nello sviluppo, in uno dei suoi aspetti: fisico, motorio, cognitivo o emotivo». Si tratta dei cosiddetti scatti di crescita. «Poiché il bambino nella sua crescita è una creatura a tutto tondo, qualsiasi sia l’ambito che interessa lo scatto di crescita, questo coinvolgerà anche tutti gli altri». Daniela Callegari, specialista in Pediatra del Santagostino, spiega ai genitori come riconoscere gli scatti di crescita e come comportarsi di fronte a queste naturali fasi dello sviluppo del proprio figlio.
Scatti di crescita neonato: quando e come avvengono
«Lo scatto di crescita si concretizza sempre nella conquista di una maggiore autonomia, è quindi un progresso. Quella che si manifesta come problematica è la fase precedente all’acquisizione di questa autonomia», spiega la specialista.
«Brazelton, famoso pediatra americano, ha dedicato molto del suo tempo allo studio di queste tappe, che chiama “Touchpoint”, e soprattutto ai segni premonitori che le precedono: eccitazione, agitazione, rottura dei precedenti schemi di comportamento. È proprio questo il periodo che può creare delle difficoltà ai genitori. È come se il bambino facesse un passo indietro, così da poter prendere energia per prepararsi al passo in avanti e alla conquista di un nuovo traguardo».
Come riconoscere uno scatto di crescita?
Il genitore si chiede quindi come si manifestano i segni premonitori allo scatto di crescita e quali sono i comportamenti sui quali porre l’attenzione.
«In genere il bambino manifesta un comportamento turbolento che si esprime con:
- maggior facilità al pianto,
- alterazione dello stato di sonno o dei momenti di quiete,
- minore appetito,
- maggiore richiesta di rassicurazione,
- diminuzione dell’autonomia».
La gestione da parte del genitore: cosa fare in queste circostanze?
Ponendo la propria attenzione sulle variazioni nei comportamenti del bambino, «il genitore sarà in grado di riconoscere questi momenti di svolta e di non preoccuparsi. Importante è avere consapevolezza del fatto che il bambino, in questo modo, si sta preparando a un nuovo passo della sua crescita». Di conseguenza è fondamentale da parte dei genitori non assumere comportamenti rigidi o dettati dall’ansia.
Il primo scatto di crescita
«Il primo scatto in avanti di crescita occupa le prime settimane di vita. Riguarda ciò che il neonato deve fare per sviluppare un buon adattamento alla sua alimentazione, sia al seno sia attraverso il biberon», spiega la specialista.
«In questo periodo è di grande importanza per l’equilibrio del neonato apprendere come regolare la sua famelicità, i vari piccoli disturbi che riguardano la digestione (rigurgiti, emissione di aria), la capacità di tenere gli intervalli, e nel caso dell’allattamento al seno, imparare a tenere distinti due suoi bisogni fondamentali, quello di nutrirsi ma anche quello di succhiare, atto che ha in sé una potente azione calmante».
Quanti giorni dura questo scatto di crescita e come si manifesta?
«La durata di questa fase va da pochi giorni a 1-2 settimane. È accompagnata da molta irrequietezza e instabilità da parte del neonato», precisa la pediatra.
«I suoi frequenti pianti, in apparenza ingiustificati, esprimono esattamente la fatica di arrivare alla conquista di un buon equilibrio. Spesso i genitori identificano questo periodo con quello delle coliche gassose, che in verità poco hanno a che fare con i disturbi intestinali. Invece i piccoli esprimono nel pianto, soprattutto serale, la stanchezza di questo impegno neurologico di crescita che porterà, una volta raggiunto l’obiettivo, a una maggiore autonomia e capacità di autoregolarsi fra i bisogni di mangiare, dormire e avere momenti di veglia quieta».
Quanto dura lo scatto di crescita dei 3 mesi?
«Possiamo individuare un altro scatto di crescita, comune a tutti i lattanti: quello che avviene intorno all’età dei 3 mesi e che coincide con l’importante sviluppo e l’acuirsi del senso della vista».
Il neonato non mette a fuoco più solo a pochi decimetri di distanza ma progressivamente è in grado di vedere fino a qualche metro. «Ecco che allora tutto un mondo immerso prima nella nebbia compare e attira la sua attenzione tanto da farlo distrarre durante la poppata, fino talvolta a interromperla e a mangiare meno», continua la dottoressa Callegari. «Questo comportamento può allarmare moltissimo le mamme, che sospettano che il bimbo sia malato o di non avere latte a sufficienza. Questa fase dura alcuni giorni. Il lattante grazie alla vista acquisirà un’importante competenza motoria: quella di afferrare oggetti, portarseli alla bocca, passarli di mano. Un grande passo verso l’autonomia».
Lo scatto di crescita all’inizio dello svezzamento
Nel primo semestre di vita, un’altra importante trasformazione riguarda l’età in cui avviene lo svezzamento, intorno ai 5-6 mesi. «È necessario che il lattante integri la nutrizione a base di latte materno con alimenti a base di cereali, brodi vegetali, verdure e con l’introduzione delle proteine. Questo serve a garantire l’apporto di ferro di cui il latte materno è privo. Anche dal punto di vista comportamentale è una vera rivoluzione, considerando l’impegno che il lattante deve mettere per apprendere i meccanismi nuovi di deglutizione e per avvicinarsi ai sapori nuovi del cibo, prima del tutto sconosciuti», precisa la dottoressa.
«Una volta che il lattante avrà accettato il nuovo cibo non sarà più totalmente dipendente dalla mamma ma avrà una maggiore autonomia per potersi nutrire con cibi che trova anche da altre fonti, addirittura prendendoli con le proprie mani».
Si tratta di un impegno di tipo motorio, che coinvolge i muscoli della deglutizione. Ma è anche un passaggio che obbliga il lattante ad abbandonare l’atto gratificante della suzione, ad accettare il cucchiaino e ad assumere il cibo non più tra le braccia della mamma.
«Questi cambiamenti sono un vero sconvolgimento nella vita del lattante tanto che i neuropsichiatri identificano questo momento come la prima esperienza del principio di realtà. Ovvero il lattante che finora è vissuto in un rapporto quasi di fusione con la mamma, deve affrontare la realtà e le prime delusioni che inevitabilmente essa comporta».
È essenziale che i genitori siano consapevoli dell’importanza di questa tappa. «Bisogna dare tempo al proprio piccolo e avere pazienza perché faccia questo passaggio di esperienza di realtà nuova con calma e tenerezza».
Scatti di crescita nel secondo semestre di vita
«Il periodo che va dai 6 agli 8 mesi e quello intorno all’anno sono altri due passaggi fondamentali di straordinari scatti di crescita. Riguardano l’ambito motorio per poi coinvolgere l’ambito cognitivo, quello emotivo e quello della relazione del lattante».
A 6-8 mesi avviene l’acquisizione di alcune abilità motorie: posizione seduta, gattonamento, strisciamento.
Quali segni precedono questo scatto di crescita? «Questi incredibili balzi in avanti si esprimono con importanti cambiamenti nel modo di mangiare. Il bambino perde interesse per l’atto del mangiare in sé, perché è più interessato a toccare, esplorare e maneggiare il cibo».
Questo spesso nei genitori suscita preoccupazione: reagiscono con un comportamento più rigido e più ansioso volendo forzare il bambino. «Il risultato è quello di ottenere quasi sempre un rifiuto con il rischio di instaurare uno schema negativo di insistenza-rifiuto, perché nulla supera nel lattante il suo interesse ad esplorare e ad affermare la propria autonomia. Questo periodo dura una settimana o poco più. Anche un altro momento della giornata risulterà alterato e sarà quello dell’addormentamento. Coinvolge sia l’entrata nel sonno sia la regolarità del sonno durante la notte. Il bambino avrà più risvegli notturni: questa fase potrebbe durare anche qualche settimana».
Scatto di crescita all’anno di età
Un altro periodo in cui il sonno andrà incontro a turbolenze sarà quello che coincide con l’acquisizione della stazione eretta e con il camminare, intorno all’anno di vita. «Si crea una vera eccitabilità neuronale che esprime tutta la ricchezza della nuova conquista e anche dei cambiamenti che coinvolgono gli altri ambiti oltre a quello motorio. Il bambino diventa padrone del territorio, è in grado di spostarsi da solo e questo aumenta tantissimo la stima del sé e la volontà di fare da solo. In coincidenza con questa fierezza del camminare nascono anche comportamenti oppositivi da parte del bambino. È come se si aprisse un’altra era così ricca di potenzialità che il bambino sembra non volere più dormire o non vedere l’ora di svegliarsi».
Il periodo che accompagna questo fondamentale scatto di crescita può durare 2-3 settimane. Cosa fare? «Fondamentale da parte del genitore è di non instaurare abitudini scorrette, pur di riuscire a guadagnare ore di sonno. Fra quelle da evitare, per esempio: dare da mangiare di notte, fare attività da svegli come cambiare stanza o accendere le luci, far giocare il bambino, lasciarlo dormire nel lettone. Perché il periodo – essendo appunto transitorio – passa, ma le abitudini scorrette restano e occorrerà poi un notevole impegno per doverle cambiare», conclude la specialista.
(2 Febbraio 2021)