Quando un bambino è definito inappetente? E quali sono le cause? In caso di inappetenza bisogna dare delle vitamine? E come stimolare l’appetito nei bambini? Questi e altri quesiti affollano la mente del genitore italiano medio appena il piccino rifiuta il primo cucchiaino di pappa (magari dopo averne deglutiti dieci). Con l’aiuto di Daniela Callegari, pediatra del Santagostino, andiamo a capire meglio che cosa si intende per inappetenza nei bambini.
Quando un bambino è definito inappetente
“Per rispondere a questa domanda, partiamo da un concetto base ovvero cosa significa avere inappetenza in età pediatrica. Va anzitutto distinta da una generica diminuzione dell’appetito e dalla selettività, che non sono situazioni di alterazione della salute”.
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Come distingere la selettività dall’inappetenza nei bambini?
“La selettività è quel fenomeno che riguarda bambini dall’anno in poi, quando il lattante si avvicina ad una alimentazione simile agli adulti (che prevede quindi alimenti separati e non un piatto unico). Alla selettività vanno incontro tutti ed è un passaggio che non ha a che fare con l’inappetenza. Il bambino, venendo a contatto con i singoli sapori, li differenzia bene e sviluppa le sue preferenze. È ‘fisiologico’ che a periodi sviluppi delle passioni per un alimento ignorandone degli altri. Ad esempio, per mesi può avere una fissazione per la pasta al pesto, per poi scoprire nuovi cibi come l’uovo. Un’altra delle selettività molto frequenti nei lattanti è il rifiuto delle verdure. Questo succede perché hanno un sapore spiccato e specifico, che nel piatto unico veniva ‘ingentilito’ nel mix”.
Diminuzione dell’appetito: istruzioni per i genitori
“Anche questa situazione è fisiologica: il ritmo di crescita biologico del lattante dopo l’anno subisce un forte rallentamento. Questo lo si vede chiaramente nel peso, che nel primo anno di vita triplica. A seguire aumenta con un ritmo più rallentato. Anche il fabbisogno calorico è minore: dal secondo anno di vita in poi va a calare”.
“C’è un naturale rallentamento della crescita in termini biologici: per questo motivo è chiaro che anche l’appetito va riducendosi. Questa diminuzione può essere distribuita su colazione, pranzo e cena. Più frequentemente però il bambino diminuisce molto quello che assume ad un pasto solo, finendo per farne due soddisfacenti e l’altro molto ridotto. Si tratta di un periodo molto delicato per la vita del lattante e tutti i neogenitori dovrebbero essere a conoscenza di questi fenomeni, per evitare di assumere comportamenti scorretti o diseducativi, come usare dei ‘trucchi’ o guardare la tv per fare in modo che il bambino mangi di più”.
“Per via di ansie ingiustificate sull’inappetenza nei bambini si iniziano a instaurare delle abitudini alimentari scorrette durante il momento del pasto: non gli si dà da mangiare quando il bambino ha fame ma lo si nutre per assumere della quantità di cibo che facciano stare sereni i genitori e le sue figure di riferimento. Sganciare la soddisfazione che genera l’assunzione del cibo dal bisogno effettivo di mangiare è ciò che crea la disposizione per problemi di salute come sovrappeso e obesità, una patologia che interessa tra il 20 e il 30 per cento della popolazione italiana”.
Quando dovrebbe mangiare un bambino
“Il concetto che ogni genitore dovrebbe cercare di capire è che il bambino dovrebbe mangiare quando ha fame: non bisogna forzarlo. Questo non significa naturalmente creare un disordine nell’organizzazione della giornata alimentare, ma tenere conto dei suoi bisogni. Non gli va dato cibo ogni volta che il piccolo dice «ho fame» ma gli si devono offrire i tre pasti principali della giornata compatibilmente con il suo bisogno di fame. Ad esempio, la cena dovrebbe essere fatta attorno alle 19. Mi rendo conto che questo possa risultare complicato per le vite degli adulti, ma bisogna almeno averne consapevolezza”.
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Perché i bambini sono inappetenti?
“Premetto che un bambino sano e contemporaneamente inappetente non esiste. Ogni bambino ha fame in modi diversi, secondo il suo bisogno biologico di crescita. Quando ha appetito mangia quello che è necessario per sentirsi sazio”.
“La vera inappetenza in termini di salute si ha quando c’è un rifiuto quasi totale e protratto del cibo e non ci sono in corso patologie come l’influenza o stati febbrili (che comportano una generale diminuzione dell’appetito)”.
I segnali da prendere quindi in considerazione per l’inappetenza nei bambini sono tre:
- rifiuto del cibo protratto nel tempo;
- rifiuto di qualsiasi tipo di cibo (non di selettività);
- altri segnali di scadimento della salute (poco riposo, scarsa vivacità, basso tono dell’umore).
Le possibili cause dell’inappetenza
“L’inappetenza vera e propria colpisce una nicchia di bambini in età pediatrica. Certamente se la famiglia sta vivendo un momento tumultuoso, questo si riflette prima su sonno e poi sul rapporto con il cibo. Bisogna sempre rivolgersi al pediatra per analizzare la situazione. Dopo la visita clinica vanno fatti degli esami per ricercare le cause di questa condizione. Una di quelle più frequenti è l’anemia da da carenza di ferro in età pediatrica, ma anche i disturbi come la celiachia e le infezioni subdole come quelle delle vie urinarie“.
Integratori o vitamine sono efficaci?
“Se torniamo al caso sopra descritto del bambino selettivo (che dimostra discontinuità nella selezione), è assolutamente inutile dargli integratori o vitamine: è difficile che il bambino rifiuti tutti i nutrienti di una stessa categoria. Le quattro categorie sono queste:
- carboidrati,
- proteine (carne, pesce, legumi),
- frutta e verdura,
- latte e derivati.
Se vostro figlio assume un alimento di ogni categoria, non va in carenza di nutrienti. Ad esempio, se i bambini non mangiano verdura ma accettano la frutta, non andranno in carenza di vitamine e sali minerali. Lo stesso discorso vale per le proteine: se non mangiano pesce, ma solo uova e legumi, compensano con le proteine. Se non siamo davanti al rifiuto completo di una stessa categoria non c’è problema, altrimenti si deve procedere con l’integrazione: è una cosa che va analizzata e discussa con il pediatra”.
Come stimolare l’appetito
“L’ideale è variare e coinvolgere bambini nella preparazione. Io vorrei insistere sul fatto che il momento del mangiare rimanga uno spazio piacevole e di libertà. Perché se si instaura il circolo vizioso dove nel momento del pranzo o della cena il bambino percepisce delle aspettative forti, questo innesca il cortocircuito di opposizione e sgradevolezza. In questi momenti i piccoli potrebbero inventarsi di voler andare in bagno o altri piccoli stratagemmi per poter ‘sfuggire’ al cibo”.
Ricette che per invogliare a mangiare
“Ai genitori do sempre questo suggerimento: dare qualche cucchiaino di verdure schiacciate con la forchetta al bambino, durante lo svezzamento. Ad esempio, un assaggio di broccoli o di cavolfiore, secondo la stagionalità. Lo scopo è far gustare al lattante di 6 mesi le singole verdure, così quando se le troverà nel piatto non saranno una novità assoluta”.
Cosa succede se il bambino è sottopeso
“Il presunto sottopeso va analizzato accuratamente nella storia del bambino, attraverso la sua curva di evoluzione di crescita insieme al pediatra. Bisogna farlo con la curva dei percentili e di questa ne va data una lettura equilibrata. Bisogna avere chiaro che dalla curva più alta a quella più bassa è compresa la ‘normalità’ della crescita dei bambini”.
“Non c’è una equivalenza tra curva bassa, poca salute e poca crescita. Questo avviene perché ci sono dei geni che determinano la nostra crescita. Dire che un bambino appartiene al decimo percentile non vuol dire che ha una curva scadente, non per questo è meno sano. Quello che è importante è seguire nel tempo l’evoluzione, non il dato isolato. Sono da prendere in considerazione dei passaggi di curva bruschi, sia in alto che in basso”.
(29 Dicembre 2020)