«Con l’avvento del Coronavirus i pronto soccorso pediatrici si sono svuotati», racconta Vincenzo Tomaselli, specialista in Pediatria e Chirurgia Pediatrica del Centro Medico Santagostino. «Mediamente in un turno da 12 ore, anche nei festivi, facevo anche 40 visite. Nel pieno della prima settimana di attuazione del decreto governativo ne ho fatte soltanto quattro. Diversi articoli su varie riviste destinate all’Ordine dei medici confermano questa tendenza: le persone hanno paura di essere contagiate ed evitano di recarsi al pronto soccorso».
La grave situazione di emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci insegna, fra le altre, una cosa importante: i casi di reale necessità per i quali portare un bambino al pronto soccorso non sono tanti e possono essere classificati secondo precise categorie.
Prenota una visita pediatrica Prenota una visita pediatrica online
In quali casi è necessario portare il bambino al pronto soccorso
1. Se il bambino respira male
«Bisogna andare al pronto soccorso se il bambino respira male», spiega lo specialista. Quali i segnali che devono mettere in guardia il genitore? «Nel neonato (fino a un mese di vita) la causa più frequente è la bronchiolite: all’occhio profano si può notare che il bambino respira con la pancia, si vede un movimento anomalo dei muscoli intercostali, e nei casi più gravi anche l’alitamento delle pinne nasali, ovvero il movimento delle parti laterali del naso durante il respiro». Cosa bisogna fare? «La prima cosa da fare è chiamare il proprio pediatra, che decide se è il caso di recarsi al pronto soccorso», precisa il dottor Tomaselli.
2. Se il bambino è asmatico
«Un altro caso da valutare è quello del bambino asmatico: il genitore porrà attenzione al respiro: si sentono dei fischi perché l’aria fa fatica a entrare e uscire (broncospasmo) oppure, nel caso del laringospasmo (che può essere di natura batterica oppure virale) c’è una tosse abbaiante o simile al verso della foca, perché il laringe è gonfio ed ematoso». Come intervenire? «Si può tentare creando un ambiente ricco di vapore, ad esempio in bagno aprendo la doccia con acqua molto calda. Se il bambino non mostra segni di miglioramento allora va portato al pronto soccorso».
3. Se il bambino non fa pipì
Un’altra circostanza da tenere sempre sotto controllo: «Se il neonato, o il bambino, non fa pipì per 24 ore va portato al pronto soccorso.
4. L’otite
Anche l’otite è una delle cause per cui è necessario andare in ospedale. Si manifesta con un fortissimo dolore all’orecchio, raramente accompagnato da secrezioni. Al neonato non capita quasi mai: nel lattante (da un mese compiuto a sei mesi) può manifestarsi, è una conseguenza della faringotonsillite». Il bambino che ha l’otite manifesta il dolore, oltre che con il pianto, portandosi la mano all’orecchio.
Vomito o diarrea: quando andare al pronto soccorso?
«Il bambino va condotto al pronto soccorso se continua a vomitare o ad avere diarrea e non si riesce a idratarlo per bocca. Il genitore può rendersi conto della situazione anche nel giro di poche ore, inoltre più il bambino è piccolo più facilmente si scompensa. Il bisogno di essere idratati per via venosa si può presentare anche nei bambini grandi o negli adolescenti», continua il medico.
Prenota una visita pediatrica Prenota una visita pediatrica online
Altri casi: perdita di conoscenza, traumi e ustioni
«Quando il bambino sviene, perde conoscenza oppure ha le convulsioni (quelle più comuni sono accompagnate da febbre) si deve andare in pronto soccorso. Lo stesso va fatto, come è intuibile, in caso di traumi, ustioni, cadute importanti», spiega Tomaselli.
«Un altro caso per cui è necessario portare il bambino al pronto soccorso è quello del dolore testicolare, accompagnato anche da modificazioni visibili dello scroto per colore (diventa rosso) e gonfiore».
Quando andare in pronto soccorso se il bambino ha la febbre?
«In caso di febbre non si va in pronto soccorso, anche nei casi di febbre alta», raccomanda il dottor Tomaselli. «La febbre alta, infatti, è una reazione dell’organismo: quello che dobbiamo fare è cercare di abbassarla, se in 24 ore la temperatura non si abbassa allora si ricorre al pediatra».
Come comportarci in casa in questa situazione? «I bambini vanno spogliati, in caso di febbre a 40 possono essere lasciati anche soltanto con il pannolino: questo aiuta lo sfebbramento. Va poi somministrato un antipiretico a seconda del peso, facendo attenzione a non dare il farmaco sottodosato. Se somministriamo quello sotto forma di sciroppo, assicuriamoci che l’abbia assunto, altrimenti diamo la supposta», suggerisce lo specialista.
In quali altri casi non è necessario recarsi al pronto soccorso e come comportarsi
«Nel caso di mal di pancia senza diarrea, di solito dovuto a stipsi, è bene fare evacuare il bambino: è un’operazione che possono fare i genitori in casa, tramite un clistere o una supposta di glicerina», aggiunge Tomaselli.
Casi specifici nei neonati
«Nel neonato lattante si può presentare una condizione detta invaginazione intestinale: il bambino piange, flette le gambe, ha vomito, dolori, può emettere feci con sangue. È una forma acuta di una patologia che va risolta in ospedale, con un clistere svaginante su guida ecografica altrimenti tramite intervento chirurgico. Non è una patologia frequente, ma la fascia di età in cui può verificarsi più spesso va da 8 a 18 mesi e può colpire i bambini di costituzione robusta», spiega il pediatra. Da quali segnali possiamo riconoscere questa patologia? «Il bambino prima si lamenta molto, poi a intervalli di 15-20 minuti rimane accasciato e sembra non manifestare dolore, poi ricomincia a piangere. Si tratta di una sintomatologia intermittente».
«Il vomito e il comparire di eruzioni cutanee, nel neonato, potrebbero essere conseguenza di intolleranze alimentari. In questo caso non si va al pronto soccorso ma si consulta il proprio pediatra».
Sospetta polmonite o tosse: si va al pronto soccorso?
«La polmonite può essere sospettata dal medico curante, che prescrivere gli esami del sangue e una radiografia. Non è un caso da pronto soccorso: nessuno deve farsi un’autodiagnosi, ma riferirsi sempre al proprio medico che darà le corrette indicazioni e prescriverà gli esami. La stessa indicazione vale per la tosse: non si va al pronto soccorso, ma sarà il pediatra a diagnosticare il tipo di tosse, stabilendo se proviene dalla laringe (vie respiratorie alte), da trachea e bronchi (intermedie) o dai polmoni (profonde) e prescrivendo l’eventuale cura».
(17 Marzo 2020)