La produzione del linguaggio, nei bambini, si sviluppa dai 7 mesi ai 4 anni di età. Frequenti quesiti che i genitori si pongono riguardano le tappe di questo aspetto del percorso di crescita e quando è utile portare il proprio bambino dal logopedista. Maria Laura Lollini, logopedista del Centro Medico Santagostino, spiega che «è utile rivolgersi allo specialista nei seguenti casi:
- quando, intorno ai 24 mesi, il vocabolario è scarso o si ha assenza di combinazioni di parole;
- quando il numero di suoni è limitato e quando il bambino sperimenta una comunicazione fallimentare perché non capito;
- oppure quando facciamo fatica ad attirare l’attenzione del bambino».
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Quando portare il bambino dal logopedista?
In un approfondimento pubblicato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sono sintetizzati i campanelli d’allarme ai quali il genitore deve prestare attenzione e in quali momenti della vita del bambino.
- 12 mesi: se il bambino mostra difficoltà di comprensione del linguaggio.
- 24 mesi: se il bambino produce meno di 10 parole e ha difficoltà di comprensione.
- 30 mesi: se produce meno di 50 parole e non inizia a combinare insieme due parole, per esempio: “voglio palla!” e ha difficoltà di comprensione.
Le tappe del linguaggio
«Non bisogna dimenticare che il primo canale tramite cui si sviluppa i linguaggio è quello uditivo», prosegue la dottoressa Lollini. «Fondamentale quindi, innanzitutto, è l’ascolto».
«Inizialmente la comunicazione, prevalentemente gestuale, è unita a vocalizzi o a lallalazione, che rappresentano i precursori delle parole. Con l’aumento del bagaglio lessicale, diminuisce l’utilizzo dei gesti in seguito a un aumento repentino del vocabolario. Si hanno quindi le prime combinazioni delle parole, la cui evoluzione porta alla produzione delle prime strutture frasali semplici dal punto di vista morfosintattico, arrivando poi a strutture più complesse. Se all’inizio la comunicazione e il linguaggio sono altamente ritualizzati e dipendono dal contesto, con l’affinarsi delle abilità si assiste a una progressiva decontestualizzazione».
Logopedista bambini, cosa fa?
In equipe con neuropsichiatra e psicologo, il logopedista effettua la diagnosi di “Disturbo di Linguaggio“. Prima i medici raccolgono informazioni sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino, successivamente pongono al piccolo paziente alcuni test strutturati.
«Il logopedista, oltre a fare i test specifici, osserva e analizza il comportamento comunicativo tra il genitore e il bambino. In seguito a questa analisi si può avere o una presa in carico logopedica con coinvolgimento anche della famiglia, oppure una presa in carico indiretta in cui si danno dei consigli comunicativi da adottare e si stabiliscono dei follow up periodici», precisa Lollini.
Logopedista bambini, il ruolo dei genitori
La logopedia, trattamento riabilitativo consigliato in casi di disturbi del linguaggio, può avvenire sia in forma individuale che in un gruppo di piccole dimensioni. Si può attendere fino ai 36 mesi per intraprenderla oppure valutare un’eventuale presa in carico precoce: è lo specialista a decidere in base al singolo caso specifico. Fondamentale il coinvolgimento dei genitori, protagonisti attivi dell’intervento riabilitativo del bambino, grazie a precise strategie psicoeducative indicate dallo specialista.
Come suggerisce la logopedista Maria Laura Lollini, «è bene ricordarsi che la velocità di elaborazione dei bambini è più lenta rispetto a quella degli adulti, per cui è utile parlare lentamente, fare pause lunghe che consentano al bambino di prendere il turno per parlare, variare la prosodia (intonazione, intensità della voce e ritmo), essere ridondanti. È anche molto importante verbalizzare quello che stiamo facendo. E soprattutto mai chiedere al bambino di ripetere ma di rimodellare quello che lui ha già detto. Questi sono solo alcuni dei consigli utili che vanno però calibrati sul singolo individuo».
(12 Marzo 2020)