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Primi denti del neonato, quando spuntano e cosa c’è da sapere

I consigli della pediatra Silvia Omati per rimediare alle gengive arrossate e all'irritabilità dei bimbi che stanno mettendo i denti. E la febbre? Un mito da sfatare: «non è mai legata alla comparsa dei dentini»

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Primi denti del neonato, quando spuntano e cosa c’è da sapere

«In generale nei bimbi sani i primi denti del neonato spuntano fra il quinto e il settimo mese di vita, mentre gli ultimi devono comparire entro i due anni e mezzo, non più tardi», spiega Silvia Omati, pediatra del Centro Medico Santagostino. «Però se i denti non dovessero spuntare secondo la successione classica, i genitori non devono allarmarsi: si tratta di un fatto soggettivo».

Nessun problema, quindi, se all’età di due anni e mezzo non sono spuntati gli ultimi dentini? «L’importante è rifarsi sempre al proprio pediatra di riferimento. Quando si è in presenza di patologie che fanno ritardare la comparsa denti, queste di solito sono associate ad altri sintomi, per cui è impossibile che un genitore non se ne accorga. Allora si riferirà al proprio pediatra per una visita di controllo, nella quale il medico indagherà la situazione nel suo complesso».

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I sintomi reali e un mito da sfatare

«Innanzitutto bisogna sfatare il mito della febbre: non c’è una “febbre da dente” su nessun testo di pediatria. Quando il bimbo presenta febbre, anche se sta mettendo i dentini, va consultato il pediatra per capire a cosa è legata la variazione della temperatura, qual è la sua causa.

I sintomi dei primi dentini che spuntano, invece, sono quelli classici: il bimbo si porta la mano alla bocca, ha una iper salivazione che può causare anche diarrea lieve e in generale il piccolo è più irritabile e fa più fatica a dormire», puntualizza la dottoressa Omati. «Inoltre, c’è da dire che un numero elevato di bambini non ha sintomi allo spuntare dei denti. Soltanto il 35-40% presenta sintomatologia».

Gengive arrossate, i rimedi

«Le gengive, in particolare, possono apparire un po’ tumefatte e anche leggermente più gonfie nella sede dove stanno spuntando i dentini. Non si tratta di nulla di eclatante, a volte è possibile osservare una piccola area più blu, ma non si tratta di patologia. È una cosa fisiologica».

La successione classica

«Per primi spuntano i due incisivi centrali inferiori; poi i due incisivi centrali superiori; quindi i due dentini a lato, gli incisivi laterali, prima inferiori e poi i superiori», prosegue Silvia Omati. «Per ogni coppia di denti, può spuntare prima il destro e poi il sinistro, o viceversa, non c’è una regola».

Successivamente, è la volta dei i primi molari, tendenzialmente prima gli inferiori e poi i superiori». Tra gli incisivi e i primi molari resterà un “buchino” per i canini, che compaiono per ultimi, entro i due anni e mezzo.

«E se spuntano prima i canini rispetto agli incisivi – come dicevamo – non succede nulla. Ogni bimbo è un caso a sé. Se dopo i due incisivi laterali dovesse comparire un canino, è una particolarità del bimbo ma non rappresenta una patologia».

Primi denti e dolore alle orecchie

L’uscita dei denti nei bambini non provoca dolore alle orecchie. «Se si ha il sospetto che il bimbo abbia male perché si porta ripetutamente la manina all’orecchio, va fatto visitare dal pediatra perché il problema può essere un altro. Mai riportarlo alla comparsa dei dentini».

Cosa fare per alleviare il fastidio legato alla comparsa dei denti

«Parliamo unicamente di dolore alle gengive. Per alleviare questo fastidio i genitori possono aiutare il bimbo con dei giochi come gli anelli refrigerati, che in qualche modo anestetizzano la gengiva perché freddi. Oppure si può offrire un biscottino, una fetta biscottata o la mela fresca, per un massaggio naturale delle gengive. Questi alimenti duri da masticare vanno offerti sempre in dimensioni sicure, ovvero in forma di piccoli pezzettini», puntualizza la dottoressa Omati. Infine, «se il bambino si mostra particolarmente irritabile e infastidito e porta le manine sempre in bocca, si può somministrare il paracetamolo, su indicazione del pediatra per le quantità e la frequenza».

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