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Mononucleosi nei bambini, sintomi e cura

Una malattia infettiva virale che nei bambini si manifesta in maniera latente e può essere confusa con un'influenza

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Mononucleosi nei bambini, sintomi e cura

Nota anche come “malattia del bacio”, la mononucleosi colpisce adulti e bambini e si trasmette tramite la saliva. «Si tratta di una malattia infettiva il cui virus responsabile è l’Epstein-Barr (EBV), appartenente alla stessa famiglia degli herpes virus», spiega il dott. Albert Kasongo, medico chirurgo del Centro Medico Santagostino. «Una volta contratta e sviluppati i sintomi, rimane latente nel corpo e può manifestarsi nuovamente nel momento in cui si abbassano le difese immunitarie. Se mantenute alte, attraverso uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata e l’eventuale uso di integratori, è difficile avere ricadute da mononucleosi».

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Mononucleosi nei bambini, come si trasmette

Generalmente la mononucleosi nei bambini si trasmette attraverso lo scambio di giocattoli e oggetti contaminati. «La malattia colpisce più di frequente adolescenti e bambini, meno gli adulti. Spesso si contrae quando il fisico è già debilitato per una malattia precedente ed è quindi più esposto al rischio», aggiunge il dott. Kasongo.

Quali sono i sintomi?

  • Forte astenia (cioè stanchezza), quasi cronica e generalizzata
  • Febbre elevata, da 38 gradi in su
  • Linfonodi ingrossati, soprattutto sul collo
  • Spesso anche faringite, che si manifesta con un mal di gola
  • A volte placche biancastre o giallastre
  • È possibile che si produca un esantema, simile a quello del morbillo, in una percentuale di casi attorno al 10-20%

«I sintomi della mononuclesi di solito compaiono tutti insieme, ma più i bambini sono piccoli più i sintomi saranno generici e lievi», sottolinea lo specialista. «Può essere confusa con un banale raffreddore. Per confermare la diagnosi di mononucleosi occorre fare degli esami del sangue: emocitocromo (esame del sangue standard), monotest e ricerca degli anticorpi».

Il nome della malattia è legato all’aumento della presenza dei monociti nel sangue. «L’esame del sangue può rilevare che una delle filiere dei globuli bianchi è aumentata. Occorre poi fare il monotest e la ricerca degli anticorpi: si richiedono le immunoglobuline sia di classe M (IgM) che di classe G (IgG)».

«Le prime sono quelle che rilevano la fase attiva e acuta, quelle di classe G sono le immunoglobuline della memoria e indicano che l’infezione c’è stata tempo prima. Se sono entrambe positive vuol dire che la mononucleosi è in atto e che si sta creando l’immunità di memoria. Se sono entrambe assenti significa che il soggetto non è mai entrato in contatto con il virus. Quando sono presenti solo le IgM vuol dire che l’infezione è in atto ma il soggetto non ha ancora gli anticorpi. La presenza unicamente delle IgG è segno dell’immunità per il futuro», precisa il medico.

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Quanto dura la mononucleosi?

«Il periodo di incubazione varia da uno a due mesi, lo sviluppo dei sintomi non avverrà al di sotto del mese, di solito si deve attendere 30-40 giorni. Il permanere dei sintomi è molto variabile: in linea di massima la stanchezza perdura anche dopo che la malattia è passata, la spossatezza può permanere anche per diversi mesi».

«Gli altri sintomi durano invece dalle due alle cinque settimane, indifferentemente per gli adulti e per i bambini. Come ricordato, però, la malattia nei bambini è spesso lieve se non asintomatica. Una delle conseguenze più temute della mononucleosi, sebbene molto rara, è la rottura della milza, conseguente all’ingrossamento (splenomegalia), dovuto all’alto numero di cellule eliminato dalla milza e collegato all’aumento della presenza dei monociti nel sangue».

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Mononucleosi nei bambini, come comportarsi con la scuola?

«L’isolamento non è necessario, ma è opportuno avvisare la scuola per evitare contagi. Il bimbo rimane contagioso finché il virus è in corpo», avverte il medico. «Generalmente nel periodo di incubazione non si è contagiosi, ma va considerata la differenza fra asintomatici e presintomaci. I primi non svilupperanno mai i sintomi quindi il loro livello di contagiosità è molto basso, mentre i presintomatici sono più contagiosi anche quando ancora non manifestano sintomi. Se siamo a conoscenza che il bimbo è stato a contatto con un altro che ha sviluppato la malattia, bisogna sempre considerarlo contagioso o contagiato».

Qual è la cura?

La mononucleosi, spesso asintomatica nei bambini, passa da sé. La cura indicata dal medico è mirata ad alleviare i sintomi. «Di frequente può manifestarsi con assenza di febbre. Pertanto gli altri sintomi – linfonodi gonfi, mal di gola, placche alle tonsille – possono portare a una diagnosi fuorviante, di infezioni batteriche o tonsillite. L’antibiotico, che viene somministrato in questi casi, non solo è inefficace ma può scatenare un esantema simile a quello del morbillo», afferma il dott. Kasongo.

Mononucleosi in gravidanza e allattamento

«La malattia viene trasmessa tramite la saliva. Pertanto il latte materno non è considerato veicolo di trasmissione. La mononucleosi in gravidanza non è pericolosa né per la mamma né per il feto. I sintomi, se la mamma la contrae, si curano con il paracetamolo. Eventuali antinfiammatori vanno assunti soltanto sotto stretto controllo medico e su prescrizione medica».

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