Sempre più “equilibriste” tra lavoro e gestione familiare, spesso costrette a una scelta netta tra la vita professionale e quella privata, a discapito della prima. Una situazione già complicata quella delle mamme italiane, resa ancora più difficile dall’emergenza sanitaria degli ultimi mesi. A far luce sui numeri è il rapporto annuale pubblicato da Save the Children. Dall’indagine “Le equilibriste: la maternità in Italia 2020” emerge che la condizione delle madri italiane con l’emergenza Covid-19 è peggiorata, in particolare per i 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio minore di 15 anni, pari a circa il 30% del totale delle donne occupate (9 milioni e 872mila).
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Carico domestico aumentato per il 74% delle madri
Un questionario è stato somministrato a quasi mille madri dall’Associazione Orlando in piena emergenza Covid per Save the Children. Il 74,1% delle intervistate afferma che nell’ultimo periodo è aumentato il carico di lavoro domestico: accudimento di figli, anziani e persone non autosufficienti, attività casalinghe quotidiane. Nonostante il 44,4% del campione stia proseguendo la propria attività in smart working, soltanto il 25,3% ha una stanza per lavorare da sola, mentre il 42,8% condivide lo spazio con il resto della famiglia. Una mamma su cinque ha dichiarato che la situazione di emergenza ha rappresentato l’occasione per riequilibrare la ripartizione del lavoro di cura e domestico con gli altri familiari conviventi (19.5%).
Del resto le misure introdotte nel mese di marzo dal decreto “Cura Italia”, rinnovate con il decreto Rilancio, riguardano una percentuale piuttosto ridotta di genitori lavoratori. Dagli ultimi dati disponibili solo 242mila mamme e papà che lavorano hanno fatto domanda per il congedo previsto. Le richieste per il bonus babysitter sono state poco più di 93mila.
Fotografia delle madri italiane alla vigilia dell’emergenza sanitaria
L’Italia si è trovata ad affrontare l’emergenza sanitaria con una situazione di partenza che vedeva oltre 6,2 milioni di mamme con almeno un figlio minorenne. Si tratta di donne sempre meno giovani: l’età media al parto nel 2019 ha toccato i 32,1 anni, il tasso più alto in Europa. Molte madri hanno dovuto rinunciare alla carriera professionale. Soltanto il 57% delle madri tra i 25 e i 54 anni risulta occupata, a fronte dell’89,3% dei padri. Appena il 24,7% dei bambini frequenta un servizio socio-educativo per la prima infanzia.
Sul fronte occupazionale, il divario di genere in Italia è tra i più alti d’Europa. Sono 18 i punti di distanza tra donne e uomini, mentre in Europa la media è di 10 punti. In Italia per la fascia di età 20-64 anni, nel 2018, era occupato il 72,9% degli uomini e il 53,1% delle donne. Inoltre, secondo l’Istat, le madri occupate sono il 69,4% al Nord, il 65,1% al Centro e appena il 35,9% al Sud.
Necessario mettere al centro i diritti dei minorenni
«Con l’avvio della fase 3, le più penalizzate rischiano di essere le madri lavoratrici, circa il 6% della popolazione italiana», avverte Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children. «Non è solo la chiusura dei servizi per la prima infanzia a preoccupare le madri, ma anche la gestione della didattica a distanza, che soprattutto per le scuole primarie, necessita di un continuo supporto da parte di un adulto a casa, e soprattutto la gestione del carico emotivo dei figli, ancora oggi dimenticati dalla politica nella fase della ripartenza. Necessario adottare al più presto un Piano straordinario per l’infanzia e l’adolescenza, che metta al centro i diritti dei minorenni, perché le famiglie non devono essere lasciate sole ad affrontare le sfide educative e sociali che la crisi sanitaria ha imposto».
Situazioni di povertà
Ancora più preoccupante appare la condizione delle donne che vivono in situazioni di povertà. Un’altra recente indagine è stata condotta da 40dB per Save the Children. Dai risultati emerge come nelle famiglie vulnerabili il carico della gestione familiare pesi quasi esclusivamente sulle donne. Le madri sono chiamate a occuparsi dei figli (51,7%), pulire la casa e i vestiti (l’80,2%), fare la spesa (50,3%) e cucinare (70,5%). «È necessaria una visione strategica per il sostegno alla genitorialità, che metta in campo una rete di servizi per i bambini da 0 a 6 anni di qualità e accessibili a tutti», aggiunge Inverno.
Tra le misure auspicate anche «politiche economiche e fiscali a sostegno dei genitori, a partire dall’introduzione di un assegno unico per le famiglie con figli minorenni, e politiche di conciliazione della vita privata e lavorativa in linea con le più recenti indicazioni europee».
(29 Maggio 2020)