Una coppia che desidera avere un figlio e che non riesce a intraprendere una gravidanza in maniera naturale può decidere di affidarsi alle tecniche di fecondazione assistita. «Fondamentale, innanzitutto, definire quando si parla di infertilità. È questo il caso di una coppia che dopo almeno un anno di rapporti sessuali non protetti e normofrequenti non vede l’insorgere di una gravidanza», esordisce Roberto Liguori, ostetrico-ginecologo del Centro Medico Santagostino.
Qual è la procedura a cui deve sottoporsi la coppia
Il primo passo da compiere è il ricorso a qualificati Centri di diagnosi e terapia della infertilità che possano prendere in carico la coppia. «La dettagliata anamnesi della coppia è fondamentale per pianificare il percorso da seguire», spiega lo specialista. «Troppo spesso si assiste a uno sbrigativo ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) o alla prescrizione di una miriade di esami spesso inutili».
Distinguiamo nelle tecniche di PMA:
- tecniche di primo livello (inseminazione intrauterina)
- tecniche di secondo livello (FIVET, la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione)
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Le tecniche di procreazione medicalmente assistita
L’inseminazione intrauterina consiste nella fecondazione in vivo: gli spermatozoi sono introdotti direttamente nella cavità uterina facilitando l’incontro con l’ovulo. Possono essere utilizzati gameti propri della coppia (fecondazione omologa) oppure quelli di un donatore (fecondazione eterologa).
«La più grande variabile nella scelta del tipo di trattamento è determinata dall’età della donna. Fino a 35-36 anni si ha un certo potenziale di fertilità, che successivamente tende a decadere; dopo i 38 anni scende vertiginosamente», specifica il dott. Liguori. «La legge 40/2004 prevede un iter di approccio graduale; da questo principio della legge si deve derogare considerando la variabile dell’età della donna. A 40 anni proporre l’inseminazione intrauterina vuol dire destinare la coppia, con molta probabilità, al fallimento».
Inseminazione intrauterina
Quali sono le indicazioni principali per la scelta dell’inseminazione intrauterina:
- infertilità inspiegata
- disturbi ovulatori di lieve grado
- endometriosi minima
- modesta riduzione del numero e motilità degli spermatozoi
- situazioni più rare quali anomalie dell’apparato genitale maschile (eiaculazione retrograda, ipospadia)
«La condizione che permette di eseguirla è la valutazione preliminare dell’anatomia tubarica. Almeno una delle tube della donna deve essere libera e non ostruita: lo si diagnostica con esami strumentali quali l’isterosalpingografia o la sonoisterosalpingografia», precisa lo specialista.
L’inseminazione intrauterina è una tecnologia riproduttiva a basso grado di invasività. «Può essere condotta o su ciclo naturale spontaneo o con modesta stimolazione ormonale per facilitare l’ovulazione. Il periodo periovulatorio è monitorato tramite ecografie periodiche. Il tasso di successo mediamente si attesta intorno all’8-10%, per donne nella fascia di età dai 25 ai 35 anni».
Fecondazione in vitro
In questo caso la fecondazione dell’ovulo da parte degli spermatozoi avviene al di fuori del corpo della donna, all’interno di una provetta, dopo aver indotto l’ovulazione. «La stimolazione ormonale nella Fivet è più impegnativa, così come è maggiore il grado di invasività di questa tecnologia», spiega il ginecologo. «Fondamentale, per ottenere un risultato positivo, è non utilizzare protocolli standard per indurre l’ovulazione ma cercare di personalizzare l’induzione della stimolazione dell’ovulazione».
A cavallo del periodo ovulatorio, in anestesia generale di breve durata (5-10 minuti), si esegue il cosiddetto pick-up degli ovociti (prelievo ovocitario). Segue la fase della fecondazione in vitro e, una volta fecondati, gli ovuli si trasferiscono in utero (transfer embrionario), in questo tempo senza necessità di ricorso ad alcun tipo di anestesia.
Effetti collaterali della stimolazione ormonale
«La patologia più temibile, soprattutto nel caso della fecondazione in vitro, è la iperstimolazione ovarica. I rischi sono abbastanza importanti: disordini da sovraccarico, edemi diffusi, ritenzione idrica più o meno grave, anche se si tratta di casi abbastanza rari. Il rischio si riduce grazie a misure di prevenzione e stimolazione modulata e personalizzata sulla donna», spiega lo specialista.
Quali sono le caratteristiche delle donne più esposte agli effetti collaterali della stimolazione ovarica?
- Età inferiore ai 30 anni;
- policistosi ovarica;
- indice di massa corporea ridotta;
- valori elevati dell’ormone antimulleriano;
- elevati valori di estradiolo in seguito all’induzione dell’ovulazione;
- elevato numero di follicoli reclutati.
Come funziona la legge
Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono regolate dalla legge 40/2004 che ha subito diverse variazioni nel corso degli anni. «Fra le modifiche più importanti, il fatto che oggi si possono fecondare anche più di tre ovuli, ma non necessariamente bisogna trasferirli tutti», afferma il ginecologo. «Possono essere congelati e non sono utilizzabili per la ricerca». La legge in vigore nel nostro Paese preclude la tecniche di fecondazione assistita a single e coppie omosessuali.
Fecondazione assistita, quali sono i prezzi?
«Fatta una mappa ideale dei centri nazionali, due su tre sono privati», spiega il dottor Liguori. «Il sistema sanitario nazionale dovrebbe garantire il percorso assistenziale tramite il pagamento di un ticket ma ogni regione fa storia a sé. Nei centri privati si parla di tariffe da 500 a 1.000 euro per la inseminazione intrauterina; per la Fivet ogni “tentativo” può costare dai 2.500 ai 4.500/5.000 euro, per un massimo di tre cicli».
A quanti cicli mediamente si sottopone una coppia? «Per l’inseminazione intrauterina tre o quattro tentativi al massimo, con un intervallo consigliato (e preferibile) di un mese fra l’uno e l’altro. Per la fecondazione in vitro c’è chi ne fa anche sei o sette».
Quale la percentuale di successo? «In campo riproduttivo il medico deve avere onestà intellettuale. La media dei casi di successo è del 25 per cento, ma in una donna di 25 anni la percentuale è più alta, in una 40-42enne si abbassa al 3-4 per cento».
Variabili che condizionano il successo della fecondazione assistita
La variabile che condiziona il successo della procreazione assistita è, primariamente, l’età della donna. «Fondamentale, poi, la lettura dell’esame del liquido seminale», precisa il dottor Liguori. «Consiglio di scegliere Centri dall’accreditata esperienza, perché altrimenti si rischia la sottostima o la sovrastima della problematica. Altri fattori da tenere in considerazione sono l’eventuale pregressa chirurgia pelvica e la durata dell’infertilità in termini di anni».
L’infertilità può essere anche secondaria, ovvero la donna può avere avuto una prima gravidanza, e poi – per esempio a causa di una infezione post partum – può diventare infertile.
Prevenzione dell’infertilità
L’infertilità può essere prevenuta, come spiega lo specialista. In che modo? «Le malattie sessualmente trasmissibili possono inficiare la funzionalità tubarica o determinare fatti infiammatori che possono rendere più difficile l’insorgenza di una gravidanza», afferma il dott. Liguori. «Anche gli stili di vita sregolati (fumo, alcol, droga, sovrappeso, stress) influiscono negativamente sulla fertilità. Negli ultimi anni si registra un incremento delle infertilità maschili».
Infine, un consiglio alle coppie che desiderano intraprendere un percorso di fecondazione assistita. «Rivolgersi a medici che si occupano specificatamente di riproduzione umana, affidarsi a ginecologi con esperienza nel settore e Centri accreditati, informandosi sempre sulle afferenze in termini numerici e sulle percentuali di successo».
(25 Febbraio 2020)