«Bisogna stare alla fantasia dei bambini: nel loro mondo le macchinine volano, i cani parlano, Babbo Natale esiste», esordisce Elena Saporiti, psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino. «Parlarne in famiglia è corretto sin da quando i bambini sono molto piccoli, seguendo il rituale dell’apertura dei regali, portati da Babbo Natale».
Il significato simbolico di questa figura?
«Il significato simbolico di Babbo Natale è tutto legato alla magia di questo particolare periodo dell’anno, che si inserisce nel mondo dei bambini, nel quale tutto in qualche modo è possibile. I bambini hanno bisogno di sentire che esiste qualcosa di bello e di magico».
Fino a quale età è giusto per i bambini credere a Babbo Natale?
«È difficile dirlo: ogni bambino a un certo punto diventa consapevole del fatto che questa figura non è reale. E ognuno ha la sua età per arrivarci».
Quando accade di solito?
«Tendenzialmente intorno ai 6-8 anni i bambini iniziano a porsi dei dubbi e ricercano risposte più specifiche. Cominciano a farsi delle domande (“Come fa Babbo Natale a entrare in casa?”, “Come fa la slitta a volare?”, “Come fa Babbo Natale in una notte sola a portare i regali a tutti i bambini?”). Oppure accade che amici o parenti più grandi rivelano loro la verità».
Come dovrebbero comportarsi gli adulti?
«Sta al genitore capire se il proprio figlio sia realmente pronto ad abbandonare questo pensiero magico. Ogni genitore conosce il suo bambino, e intuirà dall’atteggiamento se la sua è una richiesta per sapere la verità oppure se è mosso soltanto da curiosità, ma è alla ricerca di una conferma sull’esistenza della figura magica alla quale ha creduto e crede ancora».
Se il bambino è pronto a conoscere la verità, «Non ci sarà un evento traumatico: fa parte della sua crescita capire, a un certo punto, che quello che accade nei cartoni animati non è vero, così come comprendere che Babbo Natale è un’invenzione».
E se non lo scopre da solo, a che età è corretto parlarne?
«Lasciamo che i bambini credano in questa magia e aspettiamo a insinuare in loro il dubbio. Molto probabilmente arrivati al quinto anno di scuola, se non prima, cominceranno ad avere questo tipo di esperienza parlando con i compagni. Non si corre il rischio di andare oltre! Aspettiamo quindi le loro domande e, quando ci vengono poste, chiediamoci se nostro figlio è pronto a sapere la verità. Poi accompagniamolo in un processo graduale di scoperta».
C’è il rischio che il bambino ci accusi di avergli detto delle bugie?
«Accade raramente, quando il bambino è arrabbiato o deluso, perché non pienamente ancora pronto. Se ci fa notare che fino a quel momento gli abbiamo detto una bugia, rispondiamo che non è stata una vera e propria bugia, che non gli abbiamo fatto del male. Diciamogli che lo abbiamo fatto perché ci teneva tanto, perché gli piaceva credere a Babbo Natale, che lo rendeva felice. E che in quella magia siamo stati tutti coinvolti, per esempio quella volta che ha chiesto a Babbo Natale un regalo particolare che dai genitori non aveva ricevuto e che gli abbiamo fatto “portare da Babbo Natale” perché questo fa parte della magia della festa».
Come spiegare la verità su Babbo Natale?
«Il concetto da condividere con i bambini è che non è vero che Babbo Natale non esiste. C’è, ma come figura magica che è stata creata intorno al Natale per contribuire all’atmosfera fatata di questo momento. In qualche modo esiste se lo pensiamo come parte del rito del Natale, assieme alle luci, all’albero e all’atmosfera della festa. La sua figura ha una valenza positiva: è un “nonno buono” che fa del bene senza chiedere nulla in cambio».
(17 Dicembre 2019)