Bambini in sovrappeso? Tutta colpa dei genitori. A sostenerlo sono diversi studi, come quello condotto da un team di ricercatori guidato da Dario Gregoria dell’Università di Padova pubblicato sulla rivista internazionale “Obesity”, l’Osservatorio GENZ a cura di Nomisma, commissionato da UniSalute, e la ricerca danese condotta dalla Copenhagen Business School.
Prenota una visita specialistica
Perché i bambini diventano obesi
Stando ai ricercatori dell’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità pubblica del Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraci e vascolari dell’Università di Padova, il problema dell’obesità infantile sarebbe strettamente connesso alla percezione delle loro madri rispetto alla loro forma fisica.
Se i genitori pensano che i loro figli siano normopeso, è molto più difficile convincerli (e di conseguenza convincere i loro bambini) a intraprendere un percorso di dimagrimento.
Lo studio italiano
La ricerca ha preso in esame quasi 3mila bambini tra i 3 e gli 11 anni, bilanciati per genere, in 10 nazioni del mondo (Cile, Messico, Argentina, Brasile, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Georgia, e India). I bambini in sovrappeso-obesi erano 774 e la maggior parte si trovava in India (49%) e in America Latina (16%). L’Italia, invece, è risultata in linea con altre nazioni europee con una percentuale di bambini sovrappeso-obesi del 4%.
I piccoli sono stati sottoposti a una valutazione antropometrica, mentre alle madri è stato fatto scegliere tra 14 immagini diverse quale rappresentasse meglio la forma fisica del proprio figlio.
Dall’analisi è emerso che «La proporzione dei bambini sovrappeso-obesi non correttamente percepiti come tali dalle proprie madri risulta essere molto elevata, riguarda quasi la totalità dei bambini in sovrappeso (89%) – spiega Dario Gregori –. Metà dei bambini obesi (52%) non è percepita come tale dalle madri».
Il nostro Paese è uno di quelli in cui la percezione errata è più elevata, con l’80% dei bambini sovrappeso-obesi percepiti come normopeso dalle proprie madri.
L’importanza dell’esempio
Tra le cause dell’obesità infantile c’è la familiarità, cioè l’esempio dei genitori. Se un bambino ha due genitori obesi è più facile che lo diventi anche lui, soprattutto a causa delle cattive abitudini alimentari.
È questo il risultato raggiunto dallo studio danese che ha analizzato le abitudini dei genitori europei, evidenziando come comportamenti d’acquisto scorretti siano associati a una dieta di qualità inferiore dei loro figli. Gli atteggiamenti di consumatori e genitori, a loro volta, sono associati al livello di istruzione, elemento importante per i decisori politici, nella pianificazione di interventi di promozione della salute mirati a promuovere una sana alimentazione.
Su questo punto concorda l’Osservatorio Genz, commissionato da UniSalute, che ha coinvolto 4mila studenti delle scuole italiane, tra i 6 e i 19 anni. «Ciò che emerge in maniera forte dallo studio è il ruolo fondamentale dei genitori che sono degli influencer negli stili alimentari e negli stili sportivi – rileva Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma SpA –. Abbiamo visto una correlazione fortissima tra i genitori che fanno sport e la pratica sportiva nei relativi figli, la stessa cosa riguarda lo stile alimentare dei genitori normopeso: se hanno una forte attenzione nei confronti dell’alimentazione hanno anche bambini con stile di vita alimentare più salubri».
Prenota una visita pediatrica Prenota una visita pediatrica online
I rischi dell’obesità infantile
Bambini in sovrappeso o obesi avranno una vita adulta esposta a più problematiche di salute: come una maggiore predisposizione all’obesità da adulti; un accumulo di grasso a livello del fegato; l’incremento dell’insulina che potrebbe provocare un diabete di tipo 2; l’aumento dei trigliceridi; l’aumento della pressione arteriosa e problemi ortopedici causati dall’eccessivo peso sulle ossa.
Che cosa devono fare i genitori per prevenire l’obesità infantile
«Mamme e papà possono fare molto per la salute dei loro bambini – spiega Ilaria Goria, biologa nutrizionista del Centro Medico Santagostino –. Innanzitutto, rispettando ciò che dice il pediatra che valuta la forma fisica del bambino in modo obiettivo, basandosi sulle curve di crescita dell’Oms e sull’Indice di massa corporea (IMC)».
Ci sono poi una serie di azioni, suggerisce l’esperta, da mettere subito in pratica:
- Riferirsi sempre al “Piatto Sano” dell’Università di Harvard nel 2012 per la preparazione dei pasti e l’organizzazione del menù familiare. La regola consiste nel mettere nel piatto del bambino gli alimenti in queste quantità: metà dev’essere composta da ortaggi e frutta, e metà da proteine e cereali.
- Controllare il menù scolastico e preparare pietanze adeguate alla sera, ricordando sempre di ruotare gli alimenti, in particolare le proteine, per offrire una dieta sana e bilanciata ai propri bambini.
- Se il bambino fa i capricci e non vuole mangiare, evitate di proporgli un’alternativa. Al massimo, potete offrirgliene una dello stesso tipo: ad esempio, non vuole i broccoli e allora voi gli offrite dell’insalata.
- Evitare sempre di dare da bere ai bambini bevande zuccherate (come tè freddi o succhi di frutta) e gassate, ma prediligere sempre l’acqua.
- Far fare attività fisica ai bambini in base alla loro età, ricordandosi sempre che hanno bisogno di muoversi di più e più a lungo rispetto agli adulti.