La pubalgia consiste in un fastidio o dolore nell’area del pube. Si manifesta soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza oppure dopo il parto.
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Cause e sintomi
Per capirne la causa bisogna dare uno sguardo alle caratteristiche anatomiche e fisiologiche di questa parte del corpo. Quando dall’esterno premiamo l’area del pube – che in gravidanza sembra un cuscinetto soffice – sentiamo sotto le dita la superficie ossea che gli dà la forma.
In realtà si tratta di due ossa laterali, uno a destra e uno a sinistra (branche pubiche), che si uniscono tra loro al centro tramite il legamento pubico, detto anche sinfisi pubica. La forma d’insieme del pube è come un arco, la cui altezza è di circa 3-4 cm. Il pube contribuisce a dare la forma al bacino, chiudendone il cerchio anteriormente. Per venire alla luce il bambino passerà sotto la sua arcata.
Il bacino umano, poiché siamo bipedi, è condizionato dal peso che riceve superiormente dal corpo e dalle sollecitazioni che si trasmettono inferiormente dalle gambe, che si inseriscono nel bacino attraverso i femori. Il pube, in quanto inserito nel bacino, subisce influenze dall’alto e dal basso.
Come si modifica il bacino in gravidanza
Il bacino è formato dall’unione di diverse ossa articolate tra di loro (ischi, ilei, sacro, coccige e, appunto, pube), che sono ricoperte esternamente e internamente (perineo) da tessuti.
In gravidanza il bacino subisce delle modifiche funzionali ad allargarlo un po’, in modo da favorire il passaggio del bambino nel parto.
La parte ossea del bacino riesce a guadagnare un po’ di spazio ammorbidendo le giunzioni che ci sono tra le ossa che lo formano. Sono le aree dove troviamo i legamenti. Il legamento pubico è un legamento forte e resistente, formato da diversi strati, il più voluminoso tra le articolazioni ossee.
La posizione del pube e le sue dimensioni, in gravidanza, lo espongono ad una pressione forte. Se diventa eccessiva lo sbilancia. Se il legamento del pube va troppo in trazione le due branche ossee vanno fuori asse e i nervi e i vasi che attraversano questa zona anatomica si stirano e danno dolore. A volte si tratta solo di un’infiammazione, a volte diventa una lesione più condizionante.
Fra le concause che favoriscono la pubalgia in gravidanza troviamo:
- un bambino eccessivamente grande
- gemellarità
- posizioni fetali anomale
- lassità legamentosa congenita
- ipotono addominale
- importanti contratture o sbilanciamenti della colonna vertebrale
Un parto forzato nell’espulsione del bambino può provocarla e lasciare esiti nel dopo-parto.
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La pubalgia in gravidanza è pericolosa?
La pubalgia in sé non è pericolosa per la salute del bambino, se non indirettamente, perché condiziona il benessere della madre che si trova limitata nei movimenti e nello stare verticale. A volte addirittura allettata.
Quando rivolgersi all’ostetrica o al ginecologo
Spesso la pubalgia, soprattutto se è lieve, è transitoria e si risolve da sé. È importante comunque non sottovalutarla e segnalarla all’ostetrica o al ginecologo che segue la gravidanza. Verranno esplorate insieme le cause che possono averla provocata.
In prima battuta si cerca di correggere l’assetto posturale, per diminuire la pressione sul pube. Verranno proposti esercizi che mantengano ben allineata la colonna, basculato il bacino e un po’ tonificati i muscoli pelvici e addominali.
Pubalgia in gravidanza, rimedi e consigli
Indispensabile abbinare una respirazione ampia e corretta: effettuare gli esercizi coordinati al respiro ne potenzia l’effetto terapeutico. Sono consigliati trattamenti con l’osteopata o il fisioterapista. Esercizi in piscina possono essere utili perché l’immersione diminuisce il peso corporeo, ma va segnalato il problema agli istruttori, per lavorare in modo mirato.
Altre indicazioni:
- Può essere utile una fascia addominale di sostegno, che venga applicata bassa per contenere senza schiacciare di più l’adddome.
- Può essere utile Arnica presa per bocca.
- Sono indicati anche antinfiammatori e analgesici, nei casi più importanti.
- La sessualità attiva non è controindicata in sé, dipende se suscita reazione locale dolorosa.