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Pubblicato inGenitori

La dipendenza da videogiochi: come affrontarla

Con l’aiuto della Psicoterapeuta Coordinatrice del Servizio Adolescenti al Santagostino, Alessia Bajoni, proviamo ad approfondire un problema estremamente complesso e delicato

dipendenza da videogiochi come fare

La dipendenza da videogiochi, durante il periodo dell’adolescenza, è un fenomeno complesso che richiede comprensione. Solo in Italia sono 300.000 i ragazzi che trascorrono fino a 80 ore alla settimana con videogiochi online, o meno

Nasce così un legame di tipo emotivo e psicologico molto forte che, in alcuni casi, può sfociare in una vera e propria dipendenza, simile alla dipendenza da internet, alla ludopatia o alla dipendenza da sostanze.

La dottoressa Alessia Bajoni, psicoterapeuta coordinatrice del Servizio Adolescenti al Santagostino, approfondisce un problema particolarmente delicato e complesso.

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Come si definisce la dipendenza da videogiochi?

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Nel 2018 l’OMS ha aggiunto la dipendenza da videogiochi nell’International Classification of Diseases, ICD-11, ovvero il manuale internazionale di classificazione delle patologie, con il termine inglese di internet gaming disorder.

Questo tipo di dipendenza comportamentale, nello specifico, è stata inserita tra i disturbi delle abitudini e degli impulsi. A causa del lockdown, poi, e delle limitazioni nella vita sociale, negli ultimi due anni i giovani hanno aumentato il loro investimento nel mondo virtuale, trascorrendo tempo e dedicando pensieri sia alla rete, sia ai videogiochi.

Si ha dipendenza patologica da videogiochi nei casi di uso eccessivo, oppure compulsivo, di videogiochi tale da interferire con la vita quotidiana di una persona. Solo in Italia si è prodotto un aumento del traffico internet del 70% per l’attività svolta su Fortnite. Tra le motivazioni: il contenimento o la gestione di stress, ansia e paure.

I videogiochi come laboratorio sperimentale

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Tuttavia la demonizzazione dei videogiochi e la non considerazione del tempo che ogni adolescente dedica a questa attività non permetterebbe ad adulti, insegnanti, genitori e terapeuti stessi di comprendere le importanti dimensioni psicologiche che l’adolescente pone in questo mondo.

L’attività videoludica diventa un laboratorio sperimentale di sé e delle relazioni con l’altro, e in alcuni casi arriva a sostituire la palestra che il mondo relazionale reale dovrebbe essere. Siamo quindi nei dintorni del ritiro sociale, il cui nome giapponese è hikikomori, che alla lettera vuol dire: stare in disparte.

Perché si sviluppa una dipendenza da videogiochi?

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Ci si rifugia nel mondo virtuale perché il mondo reale, connotato dalla relazione emotiva e sessuale, proprio durante la fase dell’adolescenza, appare inaccessibile e bandito. Terrorizza, spaventa, blocca, minaccia.

Il videogioco, da parte sua, continua invece a mantenere viva la capacità di coping e di pensiero, insieme alle capacità di relazione e di trasformazione tipiche del giovane. Differentemente simili capacità risulterebbero bloccate, determinando conseguenze quali depressioni gravi e, in alcune circostanze, anche il suicidio. Conoscere la realtà dei videogiochi, attualmente, significa darsi la possibilità di entrare nel mondo giovanile per comprenderlo.

Ma spiegare una dipendenza significa individuarne le cause molteplici, in interazione tra loro. Spesso infatti si tratta di giovani con una depressione latente, altre volte il senso di inadeguatezza o problematiche familiari.

Il mondo dei videogiochi, una breve panoramica

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Il rapporto che si sviluppa in un contesto videoludico permette di intessere relazioni con gli altri giocatori.

Nei MMORPG, acronimo di Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, Gioco di ruolo multigiocatore in rete di massa, migliaia di giocatori possono interagire tra di loro e interpretare soggettivamente personaggi che evolvono. I partecipanti si sfidano, mettono in atto dei conflitti, sperimentano vittorie e sconfitte. Attribuiscono ai personaggi qualità e capacità che forse nella vita reale fanno fatica a riconoscersi.

In altri giochi, come World of Warcraft o Fortnite, scatta il meccanismo della community, nella quale si guadagna uno status in base alla propria forza. Viene da sé che simili processi inneschino una tendenza al ripetere continuativamente il gioco; si instaura così una dipendenza, fino a quando non si raggiunge lo status ideale, oppure l’obiettivo.

In giochi come Gasha Game o Genshin Impact, inoltre, viene favorito un ritorno al gioco per mezzo di un sistema di daily login: ogni giorno sono offerti nuovi premi e nuove sfide. Nel caso di giochi quali gli scacchi o il sudoku la dipendenza si basa sulla leva della rivincita o della sfida dei concorrenti.

Quali sono i sintomi della dipendenza da videogiochi?

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La dipendenza da videogioco, si accennava, si trova nella più recente versione del DSM-5 come internet gaming disorder, e si caratterizza per:

  • salienza cognitiva, una forte preoccupazione in merito al gioco
  • comportamenti di isolamento se non è possibile videogiocare
  • tolleranza, ovvero il bisogno di aumentare il tempo di gioco per sperimentare soddisfazione
  • tentativi infruttuosi di controllare o ridurre l’uso
  • salienza comportamentale, perdita di interesse per altre attività
  • uso eccessivo nonostante la consapevolezza che sussista un problema
  • menzogne in merito al tempo trascorso giocando
  • uso del gioco per sedare, regolare oppure ridurre un vissuto emotivo spiacevole
  • perdita o compromissione di relazioni interpersonali rilevanti
  • compromissione del rendimento scolastico o lavorativo a causa del gioco.

La principale osservazione clinica risiede nella capacità del giovane di porre, accanto alla passione per il videogioco, gli altri aspetti della sua vita: scuola, famiglia, relazioni sociali, sport. Quando non riesce più a bilanciare virtuosamente questi aspetti, ecco il progressivo isolamento nella propria stanza e la limitazione dei pensieri al videogioco.

Individuare criteri diagnostici di questa dipendenza significa comprendere quando è il momento di rivolgersi a professionisti non per spegnere il videogioco, ma con l’obiettivo di riaccendere il giovane e la vita intorno a lui.

Quali sono le principali conseguenze di una dipendenza da videogiochi?

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L’isolamento, la riduzione dei rapporti personali oltre che sociali, un appiattimento degli stimoli e delle attività. Le conseguenze possono essere:

Diversi giovani con una storia di abuso di videogiochi hanno difficoltà nella scuola e nell’inserimento nel mondo del lavoro. Ci sono poi questioni fisiche come:

Alcuni recenti studi hanno evidenziato come l’abuso di videogiochi influenzi le aree del nostro cervello:

  • sviluppano e migliorano le aree dedicate all’attenzione selettiva e alle abilità visuo-spaziali, nell’ippocampo destro
  • cambiano il sistema di ricompensa neurale, alla base del comportamento dipendente
  • incrementano il livello di dopamina presente nei circuiti neurali che un adolescente, ancora priva di una maturazione cerebrale, può far fatica a regolare.

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Come si tratta una dipendenza da videogiochi?

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Una volta riconosciuti i segnali di dipendenza da videogiochi, nel proprio figlio o in sé stessi, è fondamentale chiedere aiuto a dei professionisti esperti di adolescenza e di dipendenza, rivolgendosi a Centri specializzati in cui sia presente un gruppo di professionisti competenti di questa area, che lavora in maniera integrata, come il Servizio Adolescenti del Santagostino.

Come accade per ogni altra dipendenza, come la dipendenza da cibo, da gioco d’azzardo, da sostanze, è necessaria una presa in carico multipla che preveda:

  • una psicoterapia mirata al recupero di sé e di una vita più piena
  • farmacoterapia che aiuti a intervenire su eventuali aspetti depressivi e sulle difficoltà a dormire
  • eventuali interventi educativi volti a far uscire gradualmente il giovane dalla sua stanza reinserendolo nel mondo della scuola o del lavoro

E cosa fare a casa, e con i familiari? Importante che anche i genitori e i familiari siano sostenuti e accompagnati nelle varie fasi del percorso. L’obiettivo è aiutarli a sintonizzarsi e capire i motivi della dipendenza e a intervenire per sostenere il proprio figlio nel percorso di guarigione.