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Uso del ciuccio: tutto quello che c’è da sapere

Proporlo dopo che l’allattamento è ben avviato, scegliere il materiale in base alla sua dentatura, toglierlo verso i due anni: il vademecum per i genitori sull’uso del ciuccio

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Uso del ciuccio: tutto quello che c’è da sapere

Farò bene a darglielo? E quando sarà il caso di toglierlo? Interferisce con l’allattamento al seno? Eppure il mio bambino mi sembra che lo ami così tanto… Croce e delizia dei neogenitori, c’è un oggetto che sostituisce nei loro cuori l’amletico “essere o non essere” con un altro quesito: ciuccio sì o ciuccio no?  Fa male o fa bene? E in caso, come usare il ciuccio? Assieme a Daniela Callegari, pediatra del Centro Medico Santagostino, capiamo quali sono i benefici per i neonati i e le eventuali controindicazioni sull’uso del ciuccio.

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Quando si può usare il ciuccio?

«Un’indicazione su cui i pediatri sono concordi è che il ciuccio andrebbe proposto ad allattamento ben avviato, quando il bimbo ha appreso bene la suzione. Quindi, va dato solo nel momento in cui il piccolo e la mamma sono a loro agio con la pratica dell’allattamento».

«Il bambino nei primi 2 mesi di vita deve apprendere delle modalità di vita all’esterno della pancia della mamma che per lui sono inedite. Il riflesso della suzione nello specifico non è un apprendimento ma un riflesso: pur essendo istintivo, richiede comunque che ci sia una sorta di addestramento. Le prime settimane di vita in qualche caso possono scorrere molto lisce, mentre per altre coppie mamma-neonato le cose potrebbero essere più complicate».

«In questi casi, per il neonato potrebbe essere difficoltoso comprendere modalità diverse di suzione:  prima dovrebbe capire bene come funziona il seno, poi ricevere il ciuccio. Per questo si consiglia di proporlo quando l’allattamento è ben avviato». «Si dice di non dare il ciuccio ai bambini nel primo mese di vita, ma se ci troviamo di fronte ad un piccolo che ha poppate soddisfacenti nei primi 15 giorni di vita si può tranquillamente proporglielo».

Controindicazioni per l’uso del ciuccio, soprattutto con l’allattamento?

Viene automatico chiedersi: perchè no al ciuccio? In realtà, se il ciuccio viene proposto ad allattamento avviato, «non ci sono altre controindicazioni. La suzione ha un potere tranquillizzante, quindi va bene proporglielo». La suzione del ciuccio infatti ricorda al neonato il gesto di attaccarsi al seno o alla tettarella del biberon, gesti chiave nel primo anno di vita.

Di che materiale è meglio che sia fatto il ciuccio: silicone o caucciù?

«Nei primi mesi di vita è consigliabile usare i ciucci di silicone. Si tratta di un materiale che, rispetto ad altri come il caucciù, è più inerte, meno poroso, assorbe meno germi e resiste di più alla sterilizzazione. Ottimo quindi per i primi sei mesi di vita». 

«Dopo, a molti lattanti cominciano a spuntare i denti. Il silicone è più fragile del caucciù, un materiale più poroso e quindi preferibile in questa fascia d’età. Regge meno la sterilizzazione, quindi va bene lavarlo con acqua e sapone».

Forma del ciuccio: quale preferire?

«In commercio si trovano forme a ciliegia, più simili al capezzolo della mamma, e a oliva, che si situa meglio tra la lingua e il palato, ma non mi sembrano differenze rilevanti. Facciamo scegliere al bambino quello che preferisce. L’indicazione è di rinnovarlo quando presenta delle fessure».

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Come sterilizzare il ciuccio?

«Nei primi sei mesi si possono usare gli sterilizzatori o la bollitura, come anche per i biberon e le tettarelle. Dopo i sei mesi basta lavarli con acqua e sapone».

Quando va tolto il ciuccio? Che influenza ha il palato?

«Dal punto di vista della struttura dentaria del bambino e della masticazione, l’età corretta per toglierlo sarebbe entro i due anni».

«Dal punto di vista della considerazione globale del bambino, bisognerebbe cominciare a ridurre l’uso verso l’anno di età. Soprattutto durante il giorno, infatti, la bocca deve essere libera. Questo perché per progredire nel linguaggio e imitare i vocalizzi dei genitori il lattante deve stare senza oggetti in bocca».

«Il ciuccio, inoltre, non dovrebbe essere utilizzato per risolvere tutte le situazioni di frustrazione del bambino». 

«Quando il lattante è piccolo, la comunicazione verbale è povera e la situazione di disagio ha una buona soluzione nel ciuccio. Più il lattante cresce, più le sue competenze diventano ricche. A questo punto è buona cosa che le varie situazioni di controversia non vengano risolte mettendo ciuccio in bocca al bambino». 

Ad esempio, se si dice di no ad un bambino di 15 mesi bisogna poi passare ad altre forme di consolazione, come un abbraccio, o proporre un’altra attività. Se si cerca di calmarlo con un tono di voce rassicurante, si fa appello alle sue competenze più evolute».

Quando il ciuccio diventa eccessivo?

«Quando diventa un ostacolo alla qualità del linguaggio. Alcuni bambini tendono a metterlo in bocca lateralmente, ma così producono fonemi meno corretti».

Come togliere il ciuccio?

«Non preparate il bambino troppo tempo prima, potrebbe risultare ansiogeno. Va invece annunciato nell’imminenza, poi va fatto con risolutezza e compensato in qualche modo». Qualche consiglio su come smettere di usare il ciuccio e rendere questa fase meno traumatica?

«Un metodo che funziona è fare questo passaggio in coincidenza con il Natale o il compleanno. Assieme al bambino, mettete il ciuccio in una busta e ditegli che lo può regalare ad un bimbo più piccolo. Gli si può spiegare anche che la mamma di quel bimbo provvederà a fargli un regalo più adatto alla sua età».

«Si tratta di una modalità comprensibile e accettabile. Per compensare, si può puntare sull’oggetto transazionale, ad esempio uno straccetto o un pupazzetto che il bambino solitamente porta a letto. Si tratta di un qualcosa su cui il bambino può trasferire il suo controllo: sulla realtà non ha il controllo totale, ma su questo oggetto si, ed è una cosa che lo fa sentire sicuro. Se non ce l’ha ancora, va aiutato ad affezionarsi a qualcosa».

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Fonte foto: Bambino foto creata da freepik – it.freepik.com