Che cos’è la bronchiolite, quali sono i sintomi e come comportarsi

La bronchiolite colpisce i neonati nel primo anno di vita. I sintomi, la cura e le precauzioni da adottare spiegati dalla dottoressa Beatrice Canziani, specialista in Pediatria

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Che cos’è la bronchiolite, quali sono i sintomi e come comportarsi

La bronchiolite è un’infezione virale che colpisce i neonati/lattanti nel primo anno di vita, con un’incidenza stagionale che si verifica generalmente tra novembre e marzo. «Come si evince dal nome interessa la parte terminale dei bronchi, provocandone infiammazione e aumento delle secrezioni, con conseguente insorgenza di difficoltà respiratoria», spiega la dottoressa Beatrice Canziani, specialista in Pediatria che lavora presso il Centro Medico Santagostino.

Come avviene il contagio

«L’agente patogeno maggiormente coinvolto è il VRS (Virus Respiratorio Sinciziale). Altri responsabili sono i comuni virus che negli adulti e nei bambini più grandi provocano generalmente un banale raffreddore. Il contagio avviene, come per la maggior parte delle infezioni respiratorie mediante goccioline di saliva e secrezioni infette. Tutti in queste settimane ne siamo a conoscenza a causa dell’attuale emergenza sanitaria legata alla diffusione del nuovo Coronavirus», precisa la specialista. Per questo motivo è estremamente importante evitare i contatti dei neonati/lattanti durante i mesi invernali con chiunque abbia sintomi anche di lieve raffreddamento.

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Come si riconosce la bronchiolite nei neonati

«L’esordio iniziale è generalmente caratterizzato da febbricola e raffreddamento», continua la dottoressa Canziani. Compaiono poi gli altri sintomi della bronchiolite: «Progressivamente il neonato/lattante inizia ad avere difficoltà ad alimentarsi, tosse insistente e difficoltà respiratoria. È possibile che la bronchiolite si verifichi senza febbre: l’alterazione della temperatura può essere lieve. La caratteristica principale infatti è la presenza della componente respiratoria (rinite e tosse)».

Per difficoltà respiratoria, al di sotto dell’anno di età, si intende l’insorgenza dei seguenti sintomi:

  • respiro veloce (frequenza superiore a 40-50 atti respiratori al minuto)
  • alitamento delle cartilagini nasali
  • rientramenti tra le coste e al giugulo
  • respirazione addominale

Qual è la cura?

«La bronchiolite come detto è una malattia virale, nella maggior parte dei casi quindi non vi è una terapia specifica che ne curi la causa, ma è necessario supportare il piccolo paziente e attendere che superi l’infezione», precisa la pediatra. «Se la forma è lieve, il pediatra vi consiglierà unicamente del paracetamolo, per trattare la febbre e il malessere, unito a dei lavaggi nasali con soluzione fisiologica per favorire la respirazione e la suzione. Se il paziente è predisposto al broncospasmo potranno essere aggiunti degli aerosol con bronco dilatori, la cui efficacia però è ancora molto dibattuta in letteratura scientifica».

Quanto dura la bronchiolite nei neonati

«Il decorso classico ha una durata di circa 12-14 giorni. Spesso si assiste ad un peggioramento in quinta giornata dall’esordio dei sintomi».

Esistono delle categorie a rischio?

Va sempre ricordato che i neonati e lattanti nei primi tre mesi di vita sono soggetti particolarmente fragili. «È molto importante, in questa fascia di età, contattare sempre il pediatra in caso di febbre», ricorda la dott.ssa Canziani. «Categorie a rischio sono inoltre i prematuri, i pazienti con cardiopatie congenite, deficit immunitari, fibrosi cistica e displasia broncopolmonare».

Cosa fare se il neonato ha i sintomi della bronchiolite

«È fondamentale osservare che il piccolo riesca ad alimentarsi in maniera sufficiente e che mantenga un’ossigenazione nel sangue adeguata (la saturazione di cui tanto si parla anche per il Coronavirus). In termini pratici, quello che i genitori devono osservare e riferire al proprio pediatra sono il numero dei pasti e la quantità di ml di latte ingerita (per valutare l’alimentazione) e il numero di pannolini bagnati nell’arco delle 24 ore», spiega la dottoressa.

«Per l’ossigenazione se non si ha a disposizione un saturimetro, si dovrà guardare come respira il piccolo e il suo atteggiamento. Un bimbo che desatura ha generalmente un’alterazione del comportamento (da irrequieto inconsolabile a soporoso) e difficoltà respiratorie, con i segni sopra elencati. La necessità di ricoverare un neonato o un lattante con bronchiolite si verifica nel caso in cui lo stesso abbia bisogno appunto di ricevere ossigeno o di un supporto di liquidi e alimentazione».

Bronchiolite o Coronavirus?

«In base ai dati in nostro possesso, nei bambini il COVID-19 pare spesso essere lievemente sintomatico e mostrare un quadro atipico e aspecifico con sindrome simil-influenzale e sintomi gastrointestinali», precisa la specialista.

Come comportarsi? «Ad oggi in caso di febbre maggiore di 37.5 °C, sintomi delle alte vie aeree, come tosse e difficoltà respiratorie (che sono sintomi tipici della bronchiolite) vi è la raccomandazione di contattare il proprio pediatra di famiglia. Il medico, dopo una anamnesi approfondita, provvederà se necessario a segnalare il caso alle autorità competenti. La terapia non cambia. Il grado di difficoltà respiratoria è sempre il parametro che dobbiamo tenere in considerazione per allertarci, qualsiasi sia la malattia sottostante», raccomanda la dott.ssa Canziani.

«Al momento nei bambini non si sono verificati casi gravi di Covid-19, ma i nostri piccoli sono dei diffusori inconsapevoli di malattia. Quindi, in caso dei suddetti sintomi, è importante prendere le necessarie precauzioni di eventuale isolamento degli adulti che vivono a contatto con il piccolo», conclude la specialista.

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