«La plusdotazione è una dissincronia nello sviluppo nella quale elevate capacità cognitive ed il saper svolgere le attività con notevole intensità, si combinano per formare esperienze interiori ed una consapevolezza che sono differenti dalla norma. Questo loro essere così particolari, rende i bambini plusdotati particolarmente vulnerabili e richiede l’utilizzo di uno stile parentale, di un’educazione e di un metodo d’insegnamento e di counseling particolare al fine di sviluppare appieno il loro potenziale» (Columbus Group, 1991).
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Che cos’è la plusdotazione
In realtà, come riporta l’AISTAP (Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione), «Non esiste un’unica definizione di plusdotazione che possa comprendere tutti gli aspetti e le componenti che fanno sì che un ragazzo o una ragazza vengano chiamati “plusdotati“».
«Alcuni ricercatori si focalizzano maggiormente sulle capacità intellettive misurate attraverso i diversi test d’intelligenza in uso; altri invece ritengono che debbano essere incluse anche prove più di tipo accademico, come ad esempio i test scolastici; altri invece ritengono che vadano anche considerate le arti (musica, pittura, disegno, ecc.); infine, per quasi tutti è necessario che per parlare di “plusdotazione” siano anche inclusa la creatività, cioè la capacità di creare qualcosa di nuovo e di originale, anche partendo da dati ed informazioni conosciute».
«Per creare ancora più confusione, si deve dire che tutte queste definizioni non sono in contraddizione una con l’altra, ma sono semplicemente punti di vista differenti, che possono essere utilizzati a seconda del contesto e delle esigenze specifiche».
Come capire se un bambino è plusdotato
«La prima cosa da sottolineare è il numero di queste persone, che va dal 2 al 5% della popolazione italiana – evidenzia la dottoressa Laura Trestianu, psicologa e psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino –. Quindi si tratta di un numero molto ridotto di individui».
I bambini plusdotati non sono semplicemente bambini brillanti. «Spesso si vedono bambini intelligenti, che si mostrano interessanti e attenti alla realtà, apprendono facilmente e sembrano sempre un po’ più avanti rispetto ai loro compagni. Ma questi non sono plusdotati».
Rispetto agli altri, hanno caratteristiche peculiari: «sono molto curiosi, preferiscono le novità, sono acuti osservatori, hanno un elevato quoziente intellettivo e buone capacità mnemoniche e cognitive».
Disturbi specifici dell’apprendimento: quali sono e che cosa si può fare
Spesso, sono bambini che non si sentono capiti e che, per questo motivo, non si integrano bene nella società e con i loro pari. Per poterli supportare e aiutare, bisogna quindi riconoscerli: «In genere è lo psicologo che lo fa – sottolinea l’esperta -. Effettua dei colloqui con i genitori per approfondire assieme a loro i comportamenti, le risorse e le caratteristiche del bambino a scuola e nel contesto di vita».
Successivamente, se lo psicologo ne rileva la necessità, con il consenso dei genitori, possono essere fatti degli incontri con il bambino e con gli insegnanti.«Spesso, a complemento di queste osservazioni, lo psicologo può aver bisogno, per effettuare una valutazione più completa ed esaustiva, di somministrare dei test quali, ad esempio, quelli cognitivi sempre concordandolo prima con i genitori».
Come comportarsi con un bambino plusdotato
Una volta riconosciuti, i bambini plusdotati vanno supportati. «Al pari di altri bambini che hanno specifiche esigenze, ad esempio i dislessici, è importante assecondarli per far sì che le loro caratteristiche possano emergere al meglio – suggerisce l’esperta –. Ciò non significa che i genitori devono fargli fare tutto quello che vogliono, ma devono tenere presente che hanno caratteristiche peculiari e che quindi devono potersi esprimere senza troppe frustrazioni o contraccolpi».
(24 Settembre 2019)