Gravidanza

Come stimolare il parto? Ecco alcuni consigli utili

Sapevate che fare l'amore può stimolare l'inizio del travaglio? Anche fare sport durante tutta la gravidanza agevola l'avvio di un travaglio spontaneo. Ecco i consigli dell'ostetrica

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Come stimolare il parto? Ecco alcuni consigli utili

Dal fare le scale al fare l’amore sono tanti i consigli che vengono dati alle future mamme per stimolare l’avvio del travaglio di parto. Ma quali sono i più efficaci e come evitare rischi? Scopriamolo con l’aiuto dell’ostetrica del Centro Medico Santagostino. 

«Il parto è un significativo processo di cambiamento che porta a un’inversione dei meccanismi che si sono attivati in gravidanza: l’utero deve passare da organo contenitore a organo espulsore e questo richiede l’attivazione di processi ormonali e meccanici che permettono al collo dell’utero di aprirsi e favorire la discesa del bambino nel canale del parto. Un fenomeno tutt’altro che semplice, ma che richiede la concomitanza di diversi eventi. Per la mamma e il bambino è un grande vantaggio aspettare che il travaglio inizi spontaneamente e la decisione di indurre medicalmente il parto deve sempre essere valutata caso per caso» sottolinea Francesca Mulas, ostetrica del Centro Medico Santagostino.

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Come avviare il travaglio in modo naturale?

Si dice che fare le scale, sia uno dei metodi naturali disponibili per favorire il parto naturale. «Più in generale, però, il consiglio è quello di tenersi sempre in movimento, possibilmente ogni giorno, durante tutta la gravidanza e non solo nella fase di preparazione al parto. Una futura mamma che abbia fatto almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana ha una buona probabilità di un avvio spontaneo del travaglio e di tempi inferiori di parto rispetto a una donna sedentaria» spiega l’esperta.

Fare l’amore, invece, può davvero stimolare le contrazioni e per due motivi: «Il primo è che nel liquido seminale è contenuta una piccola quantità di prostaglandine, una sostanza responsabile della maturazione a livello locale del collo dell’utero. La stessa che, in dosi decisamente maggiori, viene utilizzata per l’induzione farmacologica del parto».

Il secondo motivo riguarda invece la cascata ormonale e l’emissione di ossitocina. «Il rapporto sessuale in gravidanza può infatti indurre micro contrazioni uterine, che non sono pericolose ma che possono essere utili per indurre il travaglio».

Discordanti invece le opinioni che riguardano i tipi di cibo da preferire per indurre il parto, tra cui cibi piccanti e olio di ricino. Non ci sono tuttavia evidenze scientifiche che appoggiano queste credenze; il consiglio è invece di prestare attenzione, soprattutto a quest’ultimo, dati gli effetti lassativi.

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Quando si fa la stimolazione del parto?

L’attività sessuale al termine della gravidanza per la sua ricaduta ormonale è consigliata e non presenta rischi. Dal punto di vista medico, invece, il primo tentativo di una induzione vera e propria che si può fare per avviare il travaglio è lo scollamento delle membrane.

«Si tratta di una tecnica che, stando alle linee guida mediche, si può eseguire dopo 40-41 settimane di gravidanza. L’ostetrico o il ginecologo eseguono la manovra durante una normale visita ginecologica, andando a stimolare il collo dell’utero. Questo permette il rilascio di sostanze che ne aiutano la maturazione. L’operazione richiede qualche minuto e non provoca eccessivo fastidio: nel periodo seguente, però, è frequente che si verifichi una perdita di sangue».

Se il travaglio non parte spontaneamente tendenzialmente si attende fino a 41 + 3 (cioè a 10 giorni dopo la data presunta del parto). Tuttavia ogni ospedale ha un suo protocollo, al quale si attiene per passare all’induzione medica del travaglio di parto.

In questo caso i medici valuteranno la situazione di mamma e bambino scegliendo il metodo più adatto, valutato caso per caso.

Quando è bene non stimolare il parto

La stimolazione del parto non è sempre consigliata o, soprattutto, fattibile. Vi sono casi in cui è preferibile evitare di avviarla. Soprattutto in condizioni fisiologiche non favorevoli e che potrebbero mettere a rischio la salute della futura mamma e del bambino che sta per nascere.

Per quanto riguarda le tecniche mediche, queste «vanno sempre tentate o meno ascoltando il parere degli specialisti che stanno seguendo la gravidanza».

Questa indicazione vale anche per quanto riguarda i rapporti sessuali. «Sarà lo specialista a esprimersi al riguardo. Se ci sono controindicazioni, ad esempio l’ipercontrattilità o la minaccia di un parto prematuro, verrà prescritta l’astensione».

Che cosa fare quando si avvia il travaglio

Quando la gravidanza raggiunge il termine, cioè dopo le 37 settimane di gestazione, e il bambino è cefalico (cioè a testa in giù), è bene cominciare a prepararsi all’eventualità che si avvii il travaglio. «Se tutto va bene, alle prime avvisaglie date dalle contrazioni preparatorie, il consiglio è quello di rimanere nel proprio ambiente domestico. Se l’ospedale è abbastanza vicino, cioè nel raggio di un’ora, è opportuno rimanere a casa fino anche a due ore dal momento in cui le contrazioni sono dolorose e regolari». Il travaglio è attivo se:

  • si verificano circa tre contrazioni in dieci minuti,
  • la durata è simile tra loro (circa 20-60 secondi ciascuna),
  • tra l’una e l’altra c’è una pausa.

Da non confondere con le contrazioni di braxton hicks, che si verificano in genere già dal 6° mese e, seppur del tutto fisiologiche, possono destare falsi allarmi.

«Il dolore è simile a un dolore mestruale, ma più intenso, che si localizza nel basso ventre, sulla schiena o in entrambe le posizioni».

Tuttavia, non sempre il travaglio parte in questo modo: «la fase prodromica può durare molte ore, anche giorni, ed è caratterizzata da contrazioni irregolari per durata, intensità e frequenza, ma che possono essere fastidiose e intense, anche se inframmezzate da tempi lunghi. Anche in questo caso, il consiglio è quello di non andare in ospedale subito e di aspettare finché il travaglio non sia completamente attivo. Nel frattempo, si può rimanere a casa in buona compagnia, cercando di riposare, facendo una doccia, un bagno caldo e degli spuntini, muovendosi e ricordandosi di svuotare la vescica».

Se invece il primo segnale è la classica rottura delle acque, ovvero l’apertura del sacco amniotico, è sempre consigliato recarsi in ospedale senza attendere che il partano le contrazioni.

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