Sono 12,2 milioni i fumatori nel nostro Paese, il 23,3% della popolazione. È quanto emerge dall’ultima Sintesi del Rapporto Nazionale sul Fumo (2018) dell’Istituto Superiore di Sanità. Un dato in aumento dell’1% rispetto all’anno precedente: nel 2017 infatti fumava il 22,3% degli italiani.
«Gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rilevano che almeno la metà dei bambini sotto i 5 anni è esposto al fumo passivo in casa. Inoltre, un neonato su 5 è figlio di una madre fumatrice» sottolinea Marco Baroni, specialista in pneumologia del Centro Medico Santagostino di Milano.
Effetti del fumo passivo nei bambini
«Fumare non fa male solo all’apparato respiratorio: tramite complessi meccanismi di assorbimento attraverso il sangue, può danneggiare e rendere meno attivo il sistema immunitario dei fumatori, ma anche delle persone esposte al fumo. E se le difese del corpo sono indebolite è più facile ammalarsi».
Le patologie più comuni riscontrate nei bambini a contatto con il fumo passivo sono: «bronchiti croniche, problematiche a livello dell’apparato bronchiale e otiti».
A queste si aggiungono i meccanismi di difesa dell’apparato respiratorio messi in atto dall’organismo dei bambini quando sono esposti a sostanze irritanti. «Tosse e aumento del catarro sono i sintomi più frequenti. È il modo che il corpo utilizza per proteggere l’apparato respiratorio ancora immaturo da eventuali infezioni».
I danni più gravi si riscontrano nei bambini esposti al fumo durante la gravidanza e nei primi mesi di vita. «L’esposizione al fumo del feto, durante la gestazione, è correlata a problemi di sviluppo ed espone i neonati a un rischio maggiore di morte improvvisa del lattante».
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Eliminare il fumo di terza mano
Il fumo passivo è considerato fumo di seconda mano, ma c’è un altro elemento che impatta negativamente sulla salute dei bambini: il “Third-hand smoke”, cioè il fumo di terza mano.
«Si tratta di un fenomeno legato ai residui tossici del tabacco che cadono nell’ambiente e rimangono per lungo tempo, almeno 4-6 ore, sulle superfici di mobili, tappeti e vestiti» spiega lo pneumologo Marco Baroni.
È un pericolo a cui sono esposti soprattutto i bambini piccoli, che si siedono a terra o gattonano, toccano gli oggetti di casa e poi si mettono le mani in bocca, rischiando di entrare a contatto con i residui di tabacco.
Come proteggere i bambini dal fumo passivo
«Nonostante negli ultimi anni stiano prendendo piede prodotti per la pulizia dell’aria in casa, come deumidificatori o ionizzatori, non c’è alcuna evidenza scientifica che questi siano utili per eliminare i residui di fumo» sostiene Baroni.
L’unico modo per proteggere i bambini dal fumo passivo è quello di smettere di fumare. «Ai genitori che non riescono a farlo consiglio di fumare sul balcone e aspettare qualche minuto prima di rientrare in casa e toccare il proprio bambino. I residui di fumo, infatti, permangono nella saliva, ma anche sulle mani e sui vestiti».
Perché è importante smettere di fumare
Dire addio al fumo non è solo importante per la propria salute, ma anche per quella dei propri figli. Da uno studio finlandese pubblicato sulla rivista Circulation emerge che gli adulti cresciuti con genitori fumatori hanno un rischio doppio di sviluppare placche carotidee, che possono portare a gravi conseguenze, come ictus e altre malattie cardiovascolari gravi.
Tra l’altro, un figlio di tabagisti ha il doppio delle probabilità di diventare lui stesso un fumatore. A dimostrarlo è una ricerca statunitense pubblicata sulla rivista Pediatrics.
(14 Maggio 2019)